Un po’ di storia
Melicucco (dal gr. Melikokkos, miele), probabilmente così chiamato per la dolcezza e la fertilità del territorio in cui sorge, nel XV secolo era un piccolo borgo con meno di cento abitanti.
Per G. Pensabene (v. Dizionario Etimologico – DES) il termine si rifà semplicemente a còchlea (cucchiaio) per una fortezza nei paraggi.
Da casale di Cinquefrondi dei Caracciolo marchesi di Gerace, passò alla baronia di S. Giorgio Morgeto di Marino Correale (fino al 1568), quindi al Gran Capitano Consalvo Fernandez de Cordoba, a Cola Tomarchiello, ad Ottavio Mangeruva, ai Ruffo di Scilla (1614) ed ai Milano che lo governarono fino all’eversione della feudalità. Venne distrutto dal terremoto del 1783.
Con l’ordinamento amministrativo francese del 1807 divenne Luogo (Università) nel governo di Polistena e nel 1811 frazione di quest’ultima città.
Soltanto nel 1936, con decreto di Vittorio Emanuele III, divenne Comune.
Aspetti religiosi e tradizioni
Il Santo patrono è S. Nicola di Bari (6 dicembre). Alla vigilia della festa le donne si apprestano a cucinare un’abbondante quantità di mais (“posbìa”) che poi portano a benedire dal Santo prima di distribuirla ad amici e parenti; l’uso era frequente in passato. Importante è anche la ricorrenza di S. Rocco (16 agosto) che, oltre ai riti religiosi e agli spettacoli musicali, richiama l’attenzione del pubblico per i fuochi pirotecnici preceduti dal ballo del “ciuccio”.
Durante la Settimana Santa si rievoca la Passione di Cristo e la Domenica di Pasqua la rappresentazione dell’Affruntata (“l’incontro”) tra Gesù Risorto e la sua Divina Madre. Nel mese di dicembre si realizza il Presepe vivente.
Fra i personaggi di Melicucco ricordiamo Padre Anacleto, al secolo Giuseppe Mercuri (1905-1967), cappuccino, primo confessore di Padre Pio.
Al senatore Domenico Romano (1877-1965) è dovuta l’istituzione del Comune.
Economia e curiosità
Dal VI fino a metà dell’XI secolo nella Calabria bizantina, soprattutto i monaci basiliani, introdussero la coltivazione dell’ulivo incrementata durante il Feudalesimo.
Nella contrada S. Antonio, nei pressi del paese, sorge un gigantesco ulivo la cui circonferenza di base è di m. 13.
Nell’agricoltura, specialmente con gli agrumi e l’ulivo, si basa l’economia locale. Numerose sono anche le attività commerciali ed artigianali.
I Giganti di Melicucco
Radicata nella nostra tradizione vi è la figura dei “Giganti”. Per lo più sono due enormi fantocci di cartapesta, un cavaliere nero (Grifone) e una dama bianca (Mata), identificati come i fondatori della città di Messina. Vengono portati a spalla per le vie cittadine danzando al ritmo dei tamburi. Anche Melicucco possiede i suoi particolari “Giganti” che si possono ammirare durante i festeggiamenti di S, Rocco.
Dulcis in fundo
La cucina melicucchese si basa principalmente sui prodotti derivati dalla terra (verdure, ortaggi, legumi, patate). Rinomata è pure la preparazione del pane sia di granturco che di frumento. Fra le ricette classiche figurano i maccheroni caserecci col sugo di carne di capra e fra i dolci tipici le “nacatole”.
C’è proprio da leccarsi i baffi!
(Fonte: https://www.approdocalabria.it/giornale/alla-scoperta-di-melicucco/)